domenica 10 gennaio 2010

...

Limite. Limite è un punto. Come questo.
Limite è quando pensi di sapere qualcosa, oppure quando non la sai.
Limite è sempre ciò che sta un passo davanti a noi, senza che nessuno gli abbia chiesto di essere.
Limite sono io, sei tu, che pretendiamo di stare un passo davanti al presente senza viverlo.
Limite è quello che voglio definire, le cose con un nome e le persone senza.
Limite è un cane che muore sul ciglio della strada;
limite è una farfalla che nasce dal baco.
Limite è conoscersi.
Limite è tutto ciò che non è un bacio, limite sono gli abbracci prevedibili.
Limite è uno sguardo dato da chi non vorrebbe essere lì.
Limite, in fondo, è il mondo intero col suo tempo…

…fortunatamente quelli come noi arrivano sempre in ritardo

DINAMITE

Il fulmine che ritaglia due fasi di cielo
Non sarà mai lo stesso
Nel mio mondo e nel tuo;
Anche se ci unisce uno strato
Di polvere e detriti,
Croci gettate nella fossa comune,
Orecchie, pezzi di volti e mani.
Siamo nel globo,
Siamo sul ciglio del non incontro.
Siamo castelli simmetrici che poggiano il ponte
Sull’asse mediano dell’anima:
E io sono la locomotiva
Progettata per far saltare questo distacco inumano,
Sola con un machete-giocattolo.

LUNGO LA STRADA

E volevo che succedesse lì,
lungo la strada,
mentre i petali sfioriscono
e gocce salate solcano
vie già percorse.

Come l’alba boreale,
come una sagoma
silente e vendicativa
il cuore mi meraviglia
e scrive le prossime pagine imbarazzate
della nostra storia:

lungo la strada
credo che il mondo sappia di me,
pulce affezionata
ad una sola pelliccia.

Quella della libertà.

HOTEL ANIMA

Lo vedo
Al piano terra dell’Hotel Anima:
Stringe la mano al pianista,
Rovescia un drink
E si pavoneggia mostrando
Ferite fresche di giornata.
Camera 2,
Per uno…
…che fa sempre due.
Sono un eroe,
Un martire, dicono:
Quello che vedo
È solo lui,
L’ultimo arto pendente
Dal non esploso che resta.
Solo lui,
Un piede,
Al piano terra dell’Hotel Anima.

STAGIONI

Sento di poter ammaestrare il vento interiore
che pulsa, seguendo orbite spesso obbligate e lineari.
Punti di sospensione, pause e intervalli irregolari
che concretizzano il silenzio:
primavera del corpo e inverno dell’anima.

Perché svaniscono
giorno per giorno
le mezze stagioni?

SOLO PRESENZA

Carezza di mogano,
cicatrice color avorio,
odore di pioggia:
la vita, la morte,
stanno meglio pressate
tra pagine e parole
di un libro.

Adesso c’è solo presenza.

Adesso tutto è pieno,
tragico evento
nel cuore assente
di chi vive
ore e giorni
aspettando
di raggiungere
l’indefinito..

PAROLE

Sotto un cielo di cartapesta,
le parole da sempre
ne aspettano lo squarcio:
si combinano
rigenerano
per arrivare alla chiave,
la spada che fenderà nell’aria
la loro libertà.
Io,
ancor più ansiosa
di vederle volare,
difendo con fermezza
il loro orgoglio
e con la penna
tocco il fondo dell’abisso:
credo in un paradiso
per chi vive all’ inferno
ogni giorno.

IL TRENO

Perché nulla è come sembra
E quello che hai
Ricorda il ferro
Che ruggisce impazzito.
Ho preso le betulle in estate
E le ho sciolte tra i sassi
Piuttosto che vederle sfiorire
Addosso al corpo vivo
Oppresso dai giorni che ancora verranno
Là, dove sempre giungerai
A est dell’alba occidentale

LUIGI TENCO E' VIVO

Per me, oggi,
Luigi Tenco è morto.

27 Gennaio 1967,
e un colpo di pistola partì:
partì per non tornare,
attraverso quel mondo
di cento e ancora mille stelle immortali.
Cinque lettere per
l’amore
e altre cinque per
la morte:
Luigi e il colpo
Divennero subito la stessa cosa.
Si fusero, per annientare l’abisso
portato da quelle Rose,
un cumulo di accenti
gettati sotto versi sconnessi.
Cinque lettere per
la gioia
e altre cinque per
lo sparo:
Tenco e la notte
Si assomigliarono più che mai
in quel giorno di Rivoluzione.
Quanti padri e fratelli,
quanti amici
purché lo spettacolo non cessasse!
E ci fu chi volle far festa
sopra la bara di cristallo
in cui giaceva l’ultimo dei romantici.
Cinque minuti
per cambiare la musica
e cinque anni:
la direzione
fin troppo giusta,
ma la strada
di gente sbagliata.

Per me, oggi,
Luigi Tenco è vivo.

IN VINO VERITAS

Nero come il carbone e la pece,
rosso come le fragole acerbe dell’inverno,
piango e vedo scuro
nell’idillio trasudante dell’odio che ho,
che tengo stretto…

Petto, scogli di sale,
cuore fumante e fresco
di rose azzurre, nobili, leggere;
uso parole, pietà, pandemoni,
pietre, purezza, povertà.

Piove nel lago di sangue
desideroso di vendetta:
vita mai vissuta,
cresci e ribellati
a chi aveva già visto il tuo finale!

Scontato è chi mescola sogno e verità;
ma nel cuore di una rondine
vedo la vasta pianura irlandese,
su cui un giorno
leggerò le tue parole.

Bello dentro e fuori, petalo viola
di una margherita cresciuta dal fango…
Ti vedo anche dove c’è immagine prescelta,
neglio occhi del motore
che ogni minuto vivrebbe di te;

ho picchiato la Luna
con denti e unghie,
nella paura di perdere dagl’occhi
ciò che aspetto
dall’alba al tramonto.

In vino veritas ho raccolto i frutti del mio essere;
in vino veritas rinasco,
e chiedo a te, mia perla di seta,
il segno che farà di me
un tuo punto fisso.

Posso stravolgere parole e concetti
con un filo di luce,
crespa e ribelle come te e me,
piena di corpi estranei,
come me e te.

Bevi la poesia e prendile il dentro
senza cercarne il perché:
agisci per vivere
ed essere vivo
nella morte di colui il quale predicò il falso.

Riempi ogni atomo
nella speranza di ricercare un cuore
ormai perso da tempo:
ti offro due mani, due occhi,
un’anima plasmata a nostro piacimento.

Sempre nel sogno di chi,
la notte,
corteggia il tuo essere
sfuggente e libero
da ogni se.

C'ERA UN GABBIANO

C'era un gabbiano,
lieve piuma sull'oceano
cieco.
Dissi: perché?
Perché mi volti le spalle?
E lui
maestoso e
sfocato,
tra le scintille di sale:
non sei più libero,
le mie ali
per te
non hanno canto.
Ora,
volto al battito di luce
di un altro abisso
incompreso,
sono solo.
Solo,
senza libertà;
è l'ultimo gabbiano
e non ha
più tempo
per cercare
il volo nei miei occhi.

IL POETA

Quant’è bugiarda la notte
col suo sonno?

Gioco a rimpiattino
coi cristalli liquidi
che sgorgano dalle mie dita,
quando prendo le sillabe
e le getto

furiosa di sapere

sulla carta ardente e limpida
come un bicchiere
opaco di tempo.

Voglio e non voglio
che sappiano;

cerco e non cerco
di essere io;
bacio e non bacio
il tuo profumo
ogni sera;

accendimi piano

aspira e soffiami fuori
come sai fare
col più malleabile dei sospiri…

…il vento spira ad est
se ad ovest impervia la pioggia.

Lampadine
posaceneri
corde
tra le dita del poeta,
il mio.

Poggia i tuoi occhi
e il tuo canto umido,
leggero e profondo

tra i ricordi che vivono
in queste mie molecole di sogno

sento
la stessa dimensione
che vive
in due anime
distinte

INSIEME, ALLA FINE

Appoggiati sul sentiero del mai
due spiriti si abbracciano
e si amano senza furore.

Un fuoco si raffredda, fermo
e il tempo conta le lacrime
dell’ardore ormai perso.

Un cuore che si scioglie
vicino due occhi di brace;
poi

Il tramonto,
e l’alba,
e il sole ancora muore,

al fianco delle ombre vive
trasportate e uccise
da quel piacevole oblio.

IL GRANDE VOLO

Il mio corpo galleggia
Mentre la mia anima urla
Sull’infinito
Della tua voce.

Ogni cosa sembra inutile;
I raggi del sole
Coprono di spine le mie ossa,
I miei capelli tossiscono al vento.

Io e te,
La tua corazza:
La stiamo guardando
Pensando al colore del tuo respiro
Che pareva senza fine.

Ma gli uccelli cantano
Anche quando tutto è perso…
La fine arriverà
E i giorni si scioglieranno.

A VOI, PAROLE, REGALO LE MIE

Su di una tela che mai avrei creduto di poter tessere, dedico a voi, parole, le mie espressioni di donna persa dietro il sipario della poesia. Dedico la mia forza di fare bollicine e tremare, di fronte ai fuochi incandescenti del vostro vento, e rivolgo a voi, da questo fegato ebbro d’arte, i soli occhi che ho deciso di possedere. Per voi sole che, rare, avete un peso e crescete di bocca in bocca, come macchioline su dorsi di coccinella; per voi che non avete tempo e sapreste svuotare o colmare un’anima in pochi tratti di voce; per voi che, in ogni mondo, create un altro globo e vivete in questo, aspettando di essere libere; per voi, io sciolgo i miei muscoli e imbratto lo spazio di suoni sottili, sfumo i colori che già ho conosciuto e separo la vita e la morte.

Sogno, un giorno, di sprofondare nella vostra follia per circondarmi di mille significati che, da donna, non so dare. Vivrei di curiosità, con ribelli segni vocali e con sonanti pennate, e intreccerei ogni convenzione, fino al limite di ogni anarchia.

A voi, parole, regalo le mie.